venerdì 18 novembre 2016

18-LE ARTI PITTORICHE

Analizziamo un dipinto realizzato da Pablo Picasso, artista di fama mondiale vissuto nel Novecento, il quale ha realizzato tantissime opere considerate dei capolavori.
Il quadro in questione si chiama "Il vecchio chitarrista cieco" e fa parte di una delle opere più importanti del cosiddetto periodo blu di Picasso. Questo periodo va dal 1901 al 1904 e viene chiamato così per via del fatto che Picasso usava dipingere in maniera monocromatica usando il blu in tutte le sue tonalità e le sue sfumature.


Autore: Pablo Picasso
Titolo: "Il vecchio chitarrista"
Data di realizzazione: 1903
Dimensioni: 121 x 92 cm
Dove si trova: Art Institute of Chicago, Chicago


Non si può fare a meno di notare la fortissima presenza di blu in questa tela.
Questo colore fu scelto da Picasso non solo per la sua forte espressività, ma, anche e soprattutto, per la valenza psicologica che gli permetteva di andare oltre alla descrizione naturalistica. Per Picasso il colore Blu è come una dimensione sacra e sentimentale: l'artista si focalizza sulla realtà, sulla miseria e sulla sofferenza, oltre che sulla morte. I soggetti sono, non a caso, soprattutto poveri ed emarginati. A questi personaggi senza speranza Picasso rivolge, in questi anni, un’attenzione particolare; mendicanti, ciechi e girovaghi sono per lui continua fonte di studio, cui attinge in ogni angolo delle strade di Barcellona. Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria tetra e malinconica. Ne risultano immagini cariche di tristezza, accentuata dai toni freddi (blu, turchino, grigio) con cui i quadri erano realizzati. In particolare, l’allegoria del cieco lo accompagnò per tutta la vita. Molte delle opere con questi soggetti sono profondamente commoventi.

Per approfondire l'analisi di quest'opera clicca qui




giovedì 17 novembre 2016

17-BREVETTO ( BLIND QUESTION )

Il  brevetto è un certificato rilasciato dal competente ufficio governativo che attesta la paternità di un'opera dell'ingegno e dà il diritto esclusivo di fabbricarla o di sfruttarla commercialmente, nei limiti e nei modi fissati dalla legge.
Il brevetto qui analizzato riguarda il processo per la creazione di una miscela di FTALOCIANINA.

La Ftalocianina è una molecola chimica con una struttura chimica simile a quella delle porfirine. La sua caratteristica principale è quella di legare a se altri gruppi funzionali fungendo da molecola trasportatrice. Oltre ad essere una delle prime molecole a presentare effetti quantistici rilevanti viene utilizzata in molteplici applicazioni tecnologiche:
  • rivestimento per CD-ROM riscrivibili
  • optoelettroniche come microconduttori e semiconduttori organici (sensori FET, nei film di Langmuir-Blodgett)
  • fotoelettroniche (celle fotovoltaiche)
  • farmacologiche (come mezzo di contrasto, come antitumorale ad esempio la fluoro-alluminio ftalocianina)
  • catalitiche (sintesi chimica).
  • elettrocatalisi (celle a combustibile).

Nella descrizione del brevetto viene spiegato come si produce la miscela: i cristalli del pigmento di ftalocianina sono prodotti sostanzialmente attraverso cristalli 100% isometrici attivati prima tramite il pigmento di ftalocianina grezzo, poi tramite l'aggiunta di acqua e un tensioattivo. In questo modo si forma la miscela che è di colore blu.




Le caratteristiche del brevetto sono le seguenti:

Numero di pubblicazioneUS4859770 A
Tipo di pubblicazioneConcessione
Numero domandaUS 07/145,400
Data di pubblicazione22 ago 1989
Data di registrazione19 gen 1988
Data di priorità19 gen 1988
Stato tariffaPagato
InventoriThomas E. Donegan, Timothy G. Leary,Arvind S. Patil
Assegnatario originaleBasf Corporation




Per maggiori informazioni visitare questo sito 










mercoledì 16 novembre 2016

16-NEL DESIGN

Il design è per definizione è la progettazione di un oggetto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica partendo da un concept di base. Nel corso degli anni però il termine ha acquisito altri significati, infatti è anche usato per definire il profilo estetico di un prodotto (basti pensare a quando si dice ad esempio : questo oggetto ha un "design minimalista").
Al di là della definizione e delle sfumature di significato , un qualsiasi oggetto di design viene riconosciuto in parte per la forma, in parte per il materiale utilizzato e in parte per il colore.
L'unione di questi aspetti caratterizza un'oggetto di design.

BOA, sedia laccata con schienale alto
Produttore:  Pierre Cardin
Misure : L 36 x P 60 x H 150 cm
Materiale :Legno laccato

Boa, creata dalla casa di design Pierre Cardin, è una sedia dalle forme morbide e sinuose che ricordano in qualche modo quelle di un serpente (da qui il nome Boa) . Questa sedia, assieme alla sorella Cobra, è considerata dalla rivista DesignMag una delle sedie di design più famose di tutti i tempi.

Forma
La sua particolare struttura le permette di resistere al peso, grazie alla sezione variabile longitudinale dell'oggetto anche se ben dissimulata. La sua forma sottile, scolpita e finemente lavorata per ottenerne una plasticità totale senza alcuno spigolo, fa di questo pezzo il top di gamma tra tutte le sedie Pierre Cardin.

Materiale
Il materiale utilizzato da Pierre Cardin è il legno laccato, un materiale delicato, luminoso molto più raffinato del legno laminato ma al tempo stesso molto meno resistente nel tempo. Questo perchè l'idea del designer è quella di creare una sedia raffinata, sinuosa ed elegante.

Blu
La scelta del blu è da ricercare nel significato profondo di questo colore. Tranquillità, sicurezza , affidabilità: sono questi i messaggi trasmessi dal blu e sono questi i messaggi che questa sedia vuole trasmettere.

STORIA DEL PRODOTTO

"Realizzo mobili da sempre. I primi modellini li ho creati in un laboratorio quando avevo solo otto anni " . (Pierre Cardin)

Questa sedia fa parte di una collezione di complementi d'arredo ideata dallo stilista italiano Pierre Cardin a partire dal 1977 , la "Sculptures utilitaires"
Si tratta di vere e proprie sculture che sommano alla loro funzione decorativa anche quella dell'utilità. Celati abilmente dalle forme sinuose e affascinanti, le "Sculptures Utilitaires" sono mobili o accessori di uso comune che trovano utilità nelle case di tutti.
Pierre Cardin comincia la sua produzione di mobili "haute couture" nel 1977 come stimolo ai creativi francesi ad avere più immaginazione in materia di mobili: ne risulta un'intera collezione di eleganti mobili dalle forme sinuose che possono trovare la giusta collocazione in qualunque casa. Da quel famoso 1977, lo Studio Pierre Cardin ha continuato a produrre sculture di incredibile valore artistico, riprendendo, talvolta, alcuni temi che hanno caratterizzato le collezioni di moda.
Grazie alla loro esclusività ed eleganza, alcuni pezzi della fortunata collezione “Sculptures Utilitaires” hanno letteralmente girato il mondo. Negli anni, infatti, le “Sculptures Utilitaires” sono state esposte in moltissime importanti città quali New York, Parigi, Montecarlo e molte altre. Per chi volesse ammirarle di persona, alcuni esemplari sono tuttora in esposizione al Museo Pierre Cardin di Parigi.


martedì 15 novembre 2016

15-PUBBLICITÀ

Azienda: Barilla
Settore: alimentare
Agenzia pubblicitaria: Young&Rubicam, Italia
Paese: Italia, Europa
Pubblicazione: 2010
Tecnica: riproduzione fotomeccanica

In questa pubblicità l’azienda Barilla mediante l'headline "Happy New Year" porge gli auguri di buon anno ai consumatori. Il Payoff (la frase che compare sotto il logo Barilla) "The choice of Italy", vuole in un certo modo dare quel valore aggiunto di un prodotto consumato e quindi "garantito" da un intero Stato quindi da molte persone.
Interessante è l'approccio comunicativo utilizzato da Barilla, che in questo messaggio non intende promuovere nessun tipo di pasta ma accentuare il proprio legame con il consumatore augurandogli un buon anno. L'azienda quindi basa la propria comunicazione su dei valori affettivi e cordiali ed è questa una caratteristica peculiare dell'azienda di Parma: basti pensare allo slogan più famoso "Dove c'è Barilla c'è casa ".
Il visual (l’immagine che domina la pagina) è per questo motivo caratterizzato da un tipo di pasta che non è specificato, ed è presente un’analogia tra il tipo di pasta raffigurato e un fuoco d’artificio. L'analogia è una tecnica spesso utilizzata nell'ambito pubblicitario, che permette di associare tra loro più elementi in questo caso accomunati dalla stessa forma e colore.
Il blu in questo contesto oltre a ricordare il colore del packaging dell’azienda, acquisisce ulteriori connotazioni, infatti riprende il concetto di blu notte, colore del cielo in cui risalta il “fuoco d’artificio” cioè la pasta.

Per imparare i "termini tecnici" delle pagine publicitarie come visual o payoff clicca qui


BLU = BARILLA . . . PERCHÈ ?


Dal 1877, anno della sua fondazione a Parma in strada della repubblica, il colore tipico del marchio è sempre stato il blu.
Scopriamo insieme il motivo di questa scelta.

Il colore blu delle confezioni di pasta Barilla risale agli inizi dell’attività quando la distribuzione della pasta avveniva con i corbelli, ceste di castagno al cui interno veniva messa la carta azzurra che proteggeva il prodotto dal cesto stesso. Per la vendita al dettaglio la pasta veniva raccolta in grandi casse scure che arredavano le pareti del negozio e che, talvolta, avevano una finestrella in vetro che permetteva di riconoscere a colpo d’occhio il tipo di pasta. Il negoziante con una paletta capiente in legno raccoglieva la quantità richiesta e la poggiava un foglio di carta alimentare dal lieve colore azzurrino tipico della carta “da zucchero”.Il contrasto di colori tra l'azzurro della carta e il giallo della pasta richiamava l’attenzione del cliente. Così quando poi il packaging diventerà fondamentale, Barilla manterrà alcuni caratteri specifici tra cui appunto il colore azzurrino, che nel tempo evolverà nell’ormai conosciuto "Blu Barilla".


















venerdì 11 novembre 2016

14-CHIMICA

La chimica è strettamente legata al colore.
Nel secolo scorso furono fatti molti studi per capire la relazione esistente tra costituzione chimica e colore. Nel 1868 Graebe e Liebermann notarono che molte sostanze colorate venivano decolorate per riduzione e quindi essi associarono il colore all’insaturazione delle molecole.

 Nel 1876 Witt giunse alla conclusione che tutte le sostanze colorate dovevano contenere un gruppo cromoforo, cioè un gruppo responsabile del colore. Per Witt tali gruppi erano: -NO2, -NO, -N=N-, C=O e C=C. Oggi vengono considerati cromofori anche altri gruppi che mostrano siti di insaturazione. Le molecole contenenti i cromofori furono chiamate cromogeni.

Ad oggi l'ambito nel quale è più evidente il legame tra chimica e colore è sicuramente quello degli indicatori.

Un indicatore è un composto in grado di subire modifiche di colore facilmente osservabili in funzione dell'ambiente chimico in cui si trova. Gli indicatori vengono generalmente impiegati in soluzione nella conduzione di titolazioni o supportati su strisce di carta per rapide valutazioni (le cosiddette "cartine indicatrici" o "cartine al tornasole").
Il fenomeno di variazione del colore di un indicatore viene detto "viraggio". L'intervallo di pH, in cui l'indicatore agisce è detto "campo di viraggio dell'indicatore". L'occhio umano recepisce una delle due forme colorate dell'indicatore quando questa è presente in rapporto almeno 10:1 sull'altra.





I composti blu sono caratterizzati dalla resistenza agli acidi infatti molti titolanti nel diventare basici diventano blu mentre non esistono titolanti blu acidi. Anche sulla cartina al tornasole ( che altro non è che un colorante di origine vegetale ) il punto di massimo pH si indica in blu. 

Vediamo gli indicatori più famosi che virano nel blu:


Indicatore
Colore forma acida
Colore forma basica
Intervallo di viraggio
pKin
Blu timolo
Rosso
Giallo
1.2-2.8
1.65
Giallo metile
Rosso
Giallo
2.9-4.0
3.2
Metilarancio
Rosso
Giallo-arancio
3.1-4.4
3.1
Blu bromofenolo
Giallo
Porpora
3.0-4.6
4.1
Verde bromocresolo
Giallo
Blu
3.8-5.4
4.9
Rosso metile
Rosso
Giallo
4.2-6.2
5.0
Rosso clorofenolo
Giallo
Rosso
4.8-6.4
6.25
Blu bromotimolo
Giallo
Blu
6.0-7.6
7.30
Rosso fenolo
Giallo
Rosso
6.4-8.0
8.0
Blu timolo
Giallo
Blu
8.0-9.6
Giallo alizarina
Giallo
 Viola
10.1-12.0


VERDE DI BROMOCRESOLO (  C21H14Br4O5S)


FORMULA DI STRUTTURA



BLU DI BROMOTIMOLO  (C27H28Br2O5S )


FORMULA DI STRUTTURA



BLU TIMOLO  C27H30O5S )

FORMULA DI STRUTTURA


Nell’ambito delle titolazioni rivestono particolare importanza le titolazioni redox tra i più famosi titolanti blu c'è sicuramente il blu di metilene: questo titolante si presenta blu in ambiente ossidante e incolore in ambiente riducente. Caratteristica è l’ossidazione del glucosio in presenza di NaOH che, in presenza di ossigeno dà luogo alla formazione di acido gluconico dopo agitazione. Quest’ultimo viene convertito a gluconato di sodio e il blu di metilene si riduce diventando incolore.


Per qualche altra info sul blu di metilene clicca qui



Un'altro ambito in cui è forte il legame tra chimica e colore è quello dei Coloranti artificiali.

Come sappiamo ottenere il blu in natura è sempre stato un compito arduo. L'unico modo era usare pietre preziose come ad esempio lapislazzuli e questo è il principale motivo per cui prima dell'avvento dei coloranti articificiali il blu non veniva utilizzati praticamente mai in arte o nella colorazione degli abiti.
Grazie alla chimica, oggi il blu è presente in moltissimi capi d'abbigliamento e nelle tavolozze dei pittori. Il primo colorante artificiale mai prodotto è stato il blu di prussia  ( C18Fe7N18 nel 1704 da due chimici tedeschi, Diesbach e Dippel.
Una curiosità sul blu di prussia è che viene anche chiamato blu degli ingegneri quando viene miscelato con un materiale oleoso e usato per verificare la presenza di irregolarità su una superficie.





Un composto blu molto utilizzato nel mondo della chimica è il :
 SOLFATO RAMEICO  (CuSO4·5H2O) 




Questa splendida foto mostra la formazione di ghiaccio in cristalli blu del solfato di rame.


Per saperne di più clicca qui 


CIBO BLU? 
Se sei curioso di sapere il perchè della formazione di chiazze blu sul cibo andato a male sappi che è colpa di alcuni batteri chiamati Pseudomonas fluorescens... clicca qui per l'articolo completo 



giovedì 10 novembre 2016

13-COMICS (BLIND QUESTION)

Il fumetto è per definizione una storia composta da immagini in sequenza, cioè accostate l’una all’altra in modo da suggerire l’idea del movimento, i cui protagonisti parlano spesso per mezzo di ‘nuvole di fumo’ che provengono dalle loro bocche (i fumetti).
Il primo fumetto nacque negli USA nel 1895, quando l’editore J. Pulitzer decise di aggiungere ai quotidiani della domenica un supplemento illustrato a colori per l’infanzia: le storie di Yellow Kid, monello delle squallide periferie americane, ebbero un tale successo che ben presto si moltiplicarono i supplementi illustrati dei quotidiani e nacquero altre serie di personaggi comici e satirici. Uno dei "comic strips " più famosi di tutti i tempi è sicuramente "The peanuts"  partorito dalla mente di Charles Monroe Schulz e letto quotidianamente da 355 milioni di persone in 75 paesi del mondo !

Di seguito delle sequenze in cui è presente una citazione del blu :


Apparso per la prima volta il 14 Aprile del 1967

TRADUZIONE :
"Stavi usando i miei pastelli? Certo che sì... Li ho presi in prestito ieri per fare qualche disegno.. Beh, e cosa è successo al blu?! Il blu è andato! Ho disegnato molti cieli ! "


o ancora :


Apparso per la prima volta il 25 Agosto del 1965

TRADUZIONE :
"Non ho mai visto un cielo così blu come oggi..  Oh io si invece.. mi ricordo del 14 Luglio 1959, il cielo era davvero blu molto più blu di quanto lo sia oggi... o anche il 2 Settembre, il cielo era di un blu profondo e il primo Giugno dell'anno dopo era.. NON CE LA FACCIO.. "



venerdì 4 novembre 2016

12-IN CUCINA

Diversi cibi in cucina sono di colore blu : scopriamoli insieme!
Innanzitutto occorre sottolineare come ogni cibo ha una sua specifica valenza cromatica che va ad agire sui nostri livelli di energia, non solo fornendo i necessari principi nutritivi ma anche influendo sullo stato psicologico. In particolare gli alimenti blu svolgono un'azione calmante e rinfrescante.

MIRTILLO
Il blu è tipico delle bacche, i frutti di bosco, in particolare mirtilli e more che sono blu appena colti anche se poi schiacciati assumono una colorazione più tendente al violetto.
Il motivo di questa colorazione è la presenza di una classe di pigmenti , le antocianine presenti in oltre centinaia di varietà.


Il mirtillo contiene diversi elementi come tannini, zuccheri, sali minerali, flavonoidi, vitamine A, C e B e Mirtillina, la quale riduce la permeabilità dei capillari, rafforzando i vasi sanguigni, migliorandone l’elasticità. Grazie alla presenta di vitamina A, C, B (in particolare B1, B2 e B3) e sali minerali (calcio, fosforo, ferro, sodio e potassio) al mirtillo sono riconosciute ottime proprietà antiossidanti in grado di inibire la formazione di radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cellulare. 






In cucina questo frutto dal sapore molto forte viene usato soprattutto nella preparazione di dolci o confetture. Per esempio la crostata yogurt e mirtilli è molto apprezzata perché accosta la dolcezza e la freschezza dello yogurt con il sapore forte e deciso dei mirtilli.



Per conoscere la ricetta 
clicca qui ---> link











GELATO PUFFO




Questo gelato, dal nome chiaramente ispirato a uno dei cartoni più famosi degli anni '80-'90, attira i bambini proprio per il suo strano colore. Spiegare a che gusto è il gelato puffo può essere complicato, perché molto spesso ciascun gelataio presenta la propria versione personale del gelato. Tendenzialmente è al sapore di vaniglia o fiordilatte, a cui viene poi aggiunto il colorante per donargli il tipico colore azzurro. Alcuni gelatai aggiungono poi altri ingredienti, come l’anice o il curacao, ma nella maggior parte delle gelaterie italiane, se si chiede a che gusto è il gelato puffo la risposta sarà proprio fiordilatte.



DECAISNEA FARGESII



Questa pianta asiatica è un genere di pianta da fiore della famiglia Lardizabalaceae. E' conosciuta comunemente come "le dita blu", per il fatto che i suoi frutti sono dei baccelli a forma di dita di colore blu. All'interno, è presente polpa gelatinosa trasparente contenente numerosi semi , il cui sapore somiglia a quello del cocomero.





APPROFONDIMENTO: PERCHE' NON CI PIACE MANGIARE IN BLU ?

Nonostante gli esempi elencati, non possiamo fare a meno di notare la scarsa presenza di questo colore sulla nostra tavola.  Quasi tutti gli alimenti blu in commercio - dalle caramelle ai ghiaccioli, dal gelato al puffo allo zucchero filato - sono tinti artificialmente. Ma perchè mai? Qual è il motivo?
Il motivo è molto semplice ed è di natura evolutiva.  Infatti l'uomo è sempre stato abituato a scartare gli alimenti blu poiché è questo colore ci spinge a riconoscere il cibo andato a male, basti pensare alla carne che diventa blu quando marcisce e quindi si è tramandato questo gusto nei millenni.
Alcuni scienziati hanno addirittura provato che la presenza del blu a tavola riduce l'appetito e può quindi essere usato come una sorta di "dieta psicologica".

giovedì 3 novembre 2016

11-UN DOCUMENTO



    "La storia del blu è un autentico rebus storico"
     
Michel Pastoureau, blu: storia di un colore , Milano, ponte alle grazie, 2002, p.1


"I giapponesi organizzano e nominano i colori secondo il parametro
fondamentale della brillantezza e non secondo quello della tonalità; per loro è più interessante notare che un colore è opaco o luminoso, piuttosto che dire se è rosso o blu.Nelle popolazioni africane la distinzione tra tinte rosse e tinte brune, gialle o addirittura blu e verdi è estremamente evanescente e i parametri per classificare i colori
sono ben altri dai nostri – secco-umido, sordo-sonoro, liscio-ruvido. "
Michel Pastoureau, blu: storia di un colore , Milano, ponte alle grazie, 2002, p.175



" Oggi il blu è un colore seducente, che tranquillizza, che fa sognare , è quello che la pubblicità sfrutta per incrementare le vendite, è il colore scelto dai grandi organismi internazionali (dall'ONU, all'Unesco, all'Unione Europea), è il più indossato. Ma non perché abbia assunto una particolare rilevanza simbolica, ma piuttosto perché si è guardato bene dall'assumerne. Il blu ha conosciuto nella nostra epoca una pervasiva diffusione perché è innocuo, neutrale, non ha alcun chiaro orientamento simbolico. Il blu, divenuto il più pacifico, il più neutro di tutti i colori”
 Michel Pastoureau, blu: storia di un colore , Milano, ponte alle grazie, 2002, p.181







Michel Pastoureau è uno storico, antropologo e saggista, conosciuto soprattutto come storico del colore.
Nel suo libro spiega nel dettaglio tutta la storia del blu, scarsamente considerato fino al Medioevo ma pilastro della cultura odierna. Egli afferma che a partire dal XII secolo il blu è oggetto di una lenta ma progressiva ascesa nell’ambito delle preferenze cromatiche. Utilizzato sia in ambito religioso, per identificare l’abito della Vergine Maria, sia in architettura, per illuminare le vetrate della cattedrali gotiche, sia a corte, indossato dai reali e dai nobili di Francia, il blu, alla fine del Medioevo arriva a sostituire il rosso, fino a quel momento colore imperiale per eccellenza.
Successivamente , complice anche lo sviluppo tecnologico sulla tecnica di estrazione del colore, porta il blu a diventare “il” colore dell’epoca moderna.






"C’era un lampo di Blu, ricordava, e poi qualcuno che sedeva accanto a lui rideva, si arrendeva,e lui si infuriava."
Virginia Woolf, Gita al faro, Roma, La biblioteca di Repubblica, 2002 , p.97


"Si camminava sempre più oltre, sempre più lontano, fino a sentirsi su uno stretto asse, perfettamente soli, sul mare. E mentre immergeva il pennello nel blu, lo immergeva anche nel passato"
Virginia Woolf, Gita al faro, Roma, La biblioteca di Repubblica, 2002 , p.116


Virginia Woolf , considerata come una delle principali difure della letteratura del XX secolo, ha subito molto l'influenza del post-impressionismo e ciò è testimoniato dalle numerosissime descrizioni nelle quali cerca di sostituire il legame logico-cronologico tra le frasi con una sorta di sintassi spaziale, creando un nesso tra l’azione percettiva del guardare e la visione d’insieme che ne deriva, uno stile che in area inglese sarà poi definito «spatial form».
Questo si evince anche nell'opera "Gita al Faro" nella quale la scrittrice inglese si cimenta in una serie di lunghe descrizioni del paesaggio che sono in qualche modo collegate con eventi passati.